Paga solo il dovuto. Riduci il debito.
PRENOTA VICINO A TE 10 MINUTI DI CONSULENZA GRATUITA DA UN AVVOCATO ESPERTO
Paga solo il dovuto. Riduci il debito.
PRENOTA VICINO A TE 10 MINUTI DI CONSULENZA GRATUITA DA UN AVVOCATO ESPERTO
Possiamo ridurre l’importo del tuo debito fino ad annullarlo
Un professionista esperto esaminerà la tua massa debitoria, valuterà la possibilità e l’opportunità di ridurre, o addirittura annullare, il debito. Sarà nostro compito consigliarti la strategia difensiva più adeguata al tuo interesse.
Perché prenotare 10 minuti di consulenza gratuita?
Vogliamo darti l’occasione di spiegare il tuo problema di cartelle esattoriali ad una persona esperta, gratuitamente. Prenotandoti infatti, potrai spiegare tutto ad un consulente esperto che saprà sin da subito consigliarti. Poi potrai approfondire il tuo caso acquistando dei pacchetti di consulenza legale.
Come difendiamo le persone dal pagare debiti non dovuti, garantendo un’assistenza personalizzata
€200
€1000 a partire da
€500 a partire da
Consulenza a privati e società
La ricezione di richieste di pagamento da parte dell’agente della riscossione da sempre fonte di grande stress e paura.
Sei una società o un privato? Prima di farti prendere dal panico, richiedi un confronto gratuito con un nostro consulente esperto, sarà a tua disposizione per valutare la legittimità e la fondatezza del tuo debito ed indicarti le strategie più adeguate per tutelare i tuoi interessi. Inoltre, per tutelarti al meglio con la nostra consulenza, possiamo intervenire su tutta Italia.
Cosa ci chiedono i clienti
NO! La notifica della cartella di pagamento a mezzo PEC è nulla se l’atto impositivo viene trasmesso in formato “.pdf” e non, invece, con l’estensione “.p7m” attestante la firma digitale e la provenieneza del documento. In difetto di detta estensione del file, la notificazione non potrà ritenersi valida, determinando, dunque, l’illegittimità derivata anche della cartella notificata (In tal senso: CTR Campania, sentenza n. 9464/2017; CTR Liguria, sentenza n. 1745/2017; CTP Milano, sentenza n. 1023/2017; CTP Savona, sentenza n. 100/2017 e 101/2017; CTP Roma, sentenza n. 1715/2017)
L’inerzia dell’ente creditore e/o dell’agente della riscossione per il periodo di tempo previsto dalla legge determina la prescrizione del diritto di riscuotere il tributo, l’estinzione del diritto di credito e, conseguentemente, la nullità e/o l’annullamento della cartella di pagameto avente ad oggetto la pretesa tributaria.
Ad esempio:
- con riferimento alla riscossione delle contravvenzioni derivanti dalla violazione del Codice della Strada, il termine di prescrizione disciplinato dagli artt. 28 legge 689/1981 e 209 C.d.S. è di 5 anni;
- con riferimento alla riscossione dei contributi previdenziali, il termine di prescrizione discolinato dall’art. 3, comma 9 legge 335/1995 è di 5 anni;
- con riferimento alla riscossione della tassa automobilistica (bollo auto), il termine di prescrizione disciplinato dall’art. 5 del D.l. 953/82, come convertito con modifiche dalla Legge n. 53/1983 e modificato dall’art. 3 del D.L. n. 2/1986, come convertito con modifiche dalla Legge n. 60/1986 è di 3 anni.
Devono ritenersi nulle le cartelle di pagamento che contengono solo la cifra globale degli interessi richiesta e non, invece, l’indicazione specifica del tasso di interesse in concreto applicato e del metodo di calcolo degli stessi.
Ed infatti, si ritiene che l’omessa indicazione del tasso e del metodo di calcolo pregiudicherebbe il diritto del contribuente di verificare la correttezza del calcolo degli interessi operato dall’ente creditore sulla base della somma richiesta a titolo di tributo.
La Corte di Cassazione, da ormai diversi anni, ha precisato: “è necessario che venga riportata la modalità di calcolo degli interessi la cui mancanza comporta, sempre, la nullità della cartella di pagamento mancando l’indicazione del tasso e della decorrenza, i contribuenti non sono stati posti nella condizione di calcolare la correttezza del calcolo degli interessi operato dall’agenzia” (Cass. Civ. del 19 aprile 2017, n. 9799; Cass. Civ. del 6 dicembre 2016, n. 24933).
Quanto sopra è stato recentemente confermato dalla Suprema Corte con l’ordinanza n. 10481 del 3 maggio 2018 ove si ribadisce: “in tema di riscossione delle imposte sul reddito, la cartella di pagamento degli interessi maturati su un debito tributario dev’essere motivata (…) dal momento che il contribuente dev’essere messo in grado di verificare la correttezza del calcolo degli interessi”.
Vuoi parlare con noi?
PAGA SOLO IL DOVUTO. RIDUCI IL DEBITO.
PRENOTA 10 MINUTI DI CONSULENZA GRATUITA DA UN AVVOCATO ESPERTO